ORBETELLO – 7 aprile 2018

Un posto strano, quello dove ci ha portato il Sig. Bernardino Bergamaschi, preziosa guida di questi giorni.

L’ombra avvolge i binari che al suo riparo trasportano idrovolanti fantasma.

Il cielo sulla vecchia base è quello che ricordavamo da bambini, con tante stelle che ci chiediamo dove si fossero nascoste per tutti questi anni.

Ci dicono che per Orbetello è normale.

I binari finiscono nell’acqua, l’acqua finisce dove termina la notte.

Alla fine della notte c’è il mattino, una colazione veloce tra le strade antiche, e a sistemar cavi moderni; microfoni e telecamere e luci, l’Auditorium.

E raccontare.

Di tutto ciò che si muove, del museo che sta per nascere, il Museo delle Trasvolate, che raccoglierà un tesoro mai davvero disperso di cimeli e avventura; un libro di Salgari a motore.

Del luogo che intorno al Museo si trasforma e si avvolge di futuro; barche elettriche a pale, futurismo 2000, e dei trasporti silenziosi che avvolgeranno la città domani.

Di come la tecnica di oggi torni a scoprire l’aereo del passato.

L’S55 è intriso di Orbetello, e viceversa; è giusto che il racconto comprenda il Sindaco, Andrea Casamenti e l’Assessore Luca Minucci, con delega all’ Idroscalo, e che esista questa delega dice tutto.

E l’Assessore Covitto, Patrimonio, perché senza soldi non si cantano messe né cantano i motori.

Dell’Idroscalo e del Museo racconta anche il Prof. Gianpiero Joime, uno della squadra, uomo di tecnica e contatti.

Del domani parla il Prof. Frattale Mascioli , e lo tinge di elettrico, lo tesse di collegamenti, tra i trasporti sul lago e per terra, e con l’aeroplano nato già a forma di futuro: a Orbetello l’ENEL sta realizzando uno scenario di mobilità incrociata basata sull’elettrico. Incluse le bici, con tanto di capsule antifurto (o tempora, o mores…)

Provengono entrambi dall’Università la Sapienza, che con persone del  Politecnico di Torino sta collaborando sull’S55.

Poi si aprono le danze sul gioco di legno e computer che è divenuto questa bellissima avventura.

Sul palco ci sono dei modelli dell’aereo  che hanno rapito un po’ tutti: da quello gigante creato da un falegname appassionato a un piccolo incredibile diorama con tanto di gru di sollevamento in legno.

Il Comandante Rizzi, nocchiero di questo viaggio, introduce il tema, si parla di vecchie Tesi polverose e dello slancio nuovo che nasce dalle carte di allora, e da quelle sopravvissute al tempo, quello di Marchetti.

Su quelle planimetrie è nato un progetto CAD, col Comandante affiancato da Dante Banfi, vecchia volpe del 3D. (Esistono già le vecchie volpi del 3D, e quando eravamo ragazzi si progettava col tecnigrafo. Vita, sei lampo).

I ragazzi, che già ragazzi più non sono ma Ingegneri:

Martina Ferrara,  Pasquale Iavecchia, Samuel Lazzaro, Cesare Patuelli , Alessandro Polla, Stefano Scarso, Davide Tomasello.

Contate quanti sono, è questo il piccolo miracolo che sta nascendo a Torino.

E chi li conduce: Enrico Cestino, Professore lì (in compagnia del Prof. Frulla, anche lui della partita), Vito Sapienza, progettista di saggezza antica e competenze moderne.

Ciascuno dei giovani Ingegneri parla della sua Tesi, si va dall’aerodinamica, all’idrodinamica, alle strutture e ai loro modi di vibrare.

Uno studio, quest’ultimo, che ai tempi di Marchetti non esisteva, un’altra ottima ragione per rivisitare un progetto che si rivela però sempre indovinato, da qualunque angolo lo si studi.

Certo, ha le sue peculiarità anni ’20; ad esempio una ergonomia alquanto pugnal tra i denti, con la pedaliera che si allontanava e avvicinava dal pilota a seconda delle condizioni di volo.

Ecco, lì ad esempio la cosa è stata modificata…

Altre modifiche riguardano radiatori e serbatoi (il tempo è passato e il confronto con gli originali è improponibile per peso e sicurezza) e i motori; ce ne sono in ballo due, moderni, ma scopriamo con piacere che tra il pubblico c’è chi conosce la storia del ritrovamento di uno originale in Russia.

Gente preparata e attenta, è un piacere discuterci.

Tutti i calcoli strutturali passano per il software ANSA messo a disposizione da Beta CAE, che si è anche assunta il non triviale compito di addestrare correttamente gli studenti al suo utilizzo.

Viene mostrata una sperimentazione prossima, in vasca, per collaudare su un modello il comportamento in acqua del velivolo; una tecnica non disdegnata dalla NASA, come mostrano i filmati analoghi sullo Space Shuttle, un S55 più vicino a noi.

Abbiamo riempito l’Auditorium, più avanti a cena parleremo con un Imprenditore che è venuto apposta dalla Lombardia per vederci, così, dopo avere scoperto per caso del Progetto sul Web.

Escono i conti, Rizzi è implacabile e preciso, occorrono dei soldi per andare avanti.

Un milione e duecentomila, diviso con esattezza voce per voce; una cifra in realtà bassa per questo tipo di realizzazioni, grazie al contributo delle ore di progettazione assorbite dal gruppo Replica 55 e all’uso di macchine moderne per lavorare il legno.

E li troveremo, perché tanta bellezza non può che realizzarsi.